Rinviata la Parigi Roubaix, causa Covid, la terza classica monumento del ciclismo per quest’anno è la Liegi-Bastogne-Liegi.

È considerata la più antica delle classiche ciclistiche. È nata nel 1892, come Spa-Bastogne-Liegi, ha assunto la sua forma definitiva nel 1908, dopo essersi interrotta per 13 anni. Per questo viene chiamata la Doyenne, la Decana.

È la seconda classica che si svolge in Belgio. La prima, il Giro delle Fiandre rappresenta la prima regione del Belgio, la Liegi l’altra: il suo percorso si svolge infatti sulle strade della Vallonia.

A differenza del Giro delle Fiandre, le strade della Liegi non presentano pavè. Sono però ricche di numerose colline, dette côtes, brevi salite (la più lunga misura 4 km), abbastanza ripide.

Le cotes della Liegi

Alcune sono diventate ormai famose. La prima côte famosa è la Redoute: è posizionata a circa 35 chilometri dall’arrivo. 2 chilometri all’8,9% di pendenza media ne fanno il punto in cui solitamente si accendono i fuochi d’artificio. Si vedono i favoriti iniziare a muoversi e attaccare, magari per far fuori qualche avversario che si trova nelle retrovie del gruppo.

Altra famosa côte è la Roche-aux-Faucons. È l’ultima côte prima dell’arrivo, la rampa ideale per qualche coraggioso che voglia tentare l’arrivo in solitaria, sfruttando il suo chilometro e trecento metri di lunghezza all’11% di pendenza media.

Fino a pochi anni fa l’ultima rampa prima dell’arrivo era la Cote de Saint Nicolas. Era detta la salita degli italiani, vista la folta presenza di italiani lungo il chilometro e quarantadue di questa cote, che il giorno della gara, almeno fino a metà anni ’80, veniva letteralmente ricoperta di tricolori. 

Tutta la zona di Liegi e i suoi dintorni ospitano una vasta comunità di emigranti italiani. Formatasi nel secondo dopoguerra, divenne il 44% circa della presenza straniera in Belgio, fino a divenire ben inserita e a legarsi a una delle pagine più scure della storia del Belgio.

La mattina dell’8 agosto del 1956 un incendio nella miniera di Marcinelle costò la vita a 262, ben 136 dei quali erano italiani. Una vera e propria ecatombe.

LA PRIMA VITTORIA

Per questo ognuna delle 12 vittorie tricolori e dei più numerosi podi ha avuto un profondo significato per gli italiani in Belgio. Soprattutto tenendo conto che il primo podio arriva dopo la catastrofe di Marcinelle. È Vittorio Adorni il primo a segnare il suo nome nell’albo d’oro della corsa vallone. Si piazza terzo nel ’63 e nel ’64. I tempi sono maturi per la prima vittoria italiana. Che arriva nel ’65, con due azzurri nei primi due posti. Adorni si piazza secondo, a vincere è Carmine Preziosi, emigrante in Belgio al seguito del padre che aveva trovato lavoro nelle miniere, nella zona di Charleroi, la stessa in cui è situata Marcinelle.

Dopo la prima vittoria bisognerà attendere il 1982 per vedere un azzurro vincere a Liegi. Silvano Contini iscrive il suo nome nell’albo d’oro, dando il via a un periodo d’oro per i colori azzurri nella corsa belga: delle 12 vittorie azzurre, ben 7 sono tra il 1985 e il 2000. 

GLI ANNI D’ORO

Argentin vince la Liegi ’87 in maglia di Campione del Mondo

Prima è Moreno Argentin a monopolizzare per 3 anni consecutivi il gradino più alto del podio. Solo Eddy Merckx ( e chi altri sennò?) era riuscito a vincere la corsa per tre anni consecutivi, arrivando a detenere il record di vittorie con 5 centri. Argentin si fermerà a 4, aggiungendo alle edizioni ‘85, ‘86 e ’87 la vittoria del 1991. Dopo di lui sarà Michele Bartoli, già vincitore del Giro delle Fiandre e alfiere azzurro nelle classiche e nelle corse di un giorno, a siglare due centri. 1997 e 1998 saranno le sue vittorie: entrambe le volte il primo dei battuti è il francese Laurent Jalabert, entrambe le volte al terzo posto si piazza un italiano. Nel ’97 è Gabriele Colombo, vincitore a sorpresa della Sanremo nel ’96, mentre nel 1998 sarà Rodolfo Massi a piazzari terzo, nell’anno in cui sarà tra i protagonisti del Tour de France di Marco Pantani. In generale sono parecchi gli italiani a piazzarsi sul podio negli anni ’90: Fondriest, campione del mondo nel 1988 (a soli 23 anni), si piazza terzo nel 1993, suo anno migliore, in cui vince la Sanremo e si piazza ottavo al Giro delle Fiandre e al Giro d’Italia; nel ’94 è Giorgio Furlan a salire sul terzo gradino del podio mentre nel 1995 è Bartoli a piazzarsi terzo, con Bugno secondo: solo la vittoria sfugge ai nostri portacolori in quell’edizione. 

Dopo la doppietta di Bartoli tocca a Paolo Bettini.

Toscano proprio come Bartoli e suo ex gregario, futuro campione olimpico, 2 volte (consecutive, 2006 e 2007) campione del mondo e C.t. della nostra nazionale. Il primo centro è nella prima edizione del nuovo secolo: nel 2000 è primo davanti al basco David Etxebarria e a Davide Rebellin. Che sarà secondo nel 2001, dietro lo svizzero Oscar Camenzind (campione del mondo 1998) e davanti ad Etxebarria, con cui si scambia la posizione sul podio rispetto l’anno prima.

GLI ANNI 2000: I TRIONFI PRIMA DEL DECLINO

Podio della Liegi 2002: da sinistra Garzelli, Bettini e Basso

La seconda vittoria di Bettini è una pagina memorabile per il ciclismo italiano. Nel 2002 i primi 5 posti sono tutte appannaggio di corridori azzurri: dietro a Bettini si piazza Stefano Garzelli, compagno di squadra di Bettini, con cui è protagonista di un arrivo in parata. Terzo è Ivan Basso, portacolori della Fassa Bortolo, quarto Mirko Celestino, della Saeco, e quinto Massimo Codol, della Lampre. Non solo i primi 5 corridori furono italiani, anche le squadre per cui correvano erano italiane. Un vero e proprio trionfo azzurro, completatato da Francesco Casagrande, compagno di squadra di Ivan Basso alla Fassa Bortolo, e dal solito Davide Rebellin, rispettivamente ottavo e nono.

Rebellin avrà finalmente la sua vittoria a Liegi nel 2004 a coronamento di una settimana semi irripetibile. Quell’anno il veneto, che oggi, a 50 anni, è ancora in attività, è il dominatore incontrastato della settimana delle Ardenne. Il 18 aprile mette tutti in fila sul Cauberg, il muro finale dell’Amstel Gold Race, classica olandese: 3 azzurri nelle prime 4 posizioni, con l’olandese Michael Boogerd a impedire un nuovo trionfo totale azzurro, a piazzarsi davanti a Bettini e Di Luca. Tre giorni dopo la vittoria sul Cauberg, Rebellin domina un altro muro: il Muro di Huy, arrivo della Freccia Vallone, altra classica belga. E anche questa volta 3 azzurri nei primi 4. Dietro Rebellin si piazzano Di Luca (2°) e il compianto Michele Scarponi (4°). A impedire la tripletta il tedesco Matthias Kessler che si piazza 3°. Infine il 25 aprile mette in fila ancora Boogerd (2°) e il kazako Vinokurov (3°). Solo il belga Gilbert riuscirà a ripetere l’impresa, nel 2011 con la sua unica vittoria alla corsa di casa: è nato infatti ai piedi della Redoute.

Dopo la vittoria di Rebellin sarà solo una la gioia italiana nella “nostra” corsa. Prima però due azzurri, Paolo Bettini (2°) e Damiano Cunego (3°), accompagnano sul podio Alejandro Valverde, “el embatido”, l’imbattibile, nella prima delle sue quattro vittorie a Liegi: assieme ad Argentin è il secondo più vincente a Liegi.

L’ultima vittoria azzurra risale ormai al 2007: è stato il discusso Danilo Di Luca, protagonista di scandali doping nel corso della sua carriera, a salire sul primo gradino del podio. Da allora gli azzurri sono riusciti a raccogliere solo tre podi.

Due nel 2012. Vincenzo Nibali, lanciato verso la vittoria, viene ripreso nell’ultimo chilometro dal kazako Maksim Iglinsky, riesce a difendere la seconda posizione mentre Enrico Gasparotto regola gli immediati inseguitori, guadagnando la terza piazza.

Ultimo podio si registra nell’edizione del 2019. È il veneto Davide Formolo a piazzarsi secondo.

Riusciranno i nostri porta colori a interrompere il digiuno che ormai dura da 14 anni? 

Sarà quella del 2021 l’edizione che riporta un azzurro a vincere la “nostra” corsa? 

Lo scopriremo domenica.

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