Le finali europee tra due squadre della stessa nazione sono sempre un evento particolare.

Già perché se una finale di per sé è un evento carico da un punto di vista emozionale, la presenza di due squadre dello stesso campionato carica ulteriormente la sfida. Per le due squadre. E per i tifosi.

Una sconfitta sarebbe un evento molto pesante da sopportare, un trauma da rivivere pochi mesi dopo, in campionato che potrebbe addirittura incrinare le certezze di una squadra intera, che si trova nel bisogno di una rivincita sul campo. 

Andrij Shevchenko chiude la prima finale di Champions League tutta italiana

Prendiamo ad esempio la Champions League 2002/2003. Ultimo afflato di totale dominio italiano, la competizione vide ben tre italiane in semifinale, con addirittura il derby di Milano in semifinale.

Superato l’ostacolo del derby, il Milan in finale si trovò a confronto con la Juventus. Che, sconfitta ai rigori, ebbe una stagione successiva molto travagliata, piazzandosi solo terza a ben tredici punti dal Milan, che sulle ali di quella vittoria iniziò un nuovo ciclo di vittorie. La Juventus invece dovette fare i conti con la fine di un ciclo, con l’addio di Marcello Lippi, e l’evidente necessità di rinnovare la squadra, con forti spese sul mercato.

Anche per il carico emotivo che una finale tra due squadre connazionali riveste, la Champions 2002/2003 è un buon esempio. Proviamo a pensare cosa abbia significato per i tifosi del Milan: prima i cugini, con il timore di eterni sfottò: in quelle settimane, a Milano, famiglie intere erano divise e non si rivolgevano la parola, divise dal tifo. Dopo i cugini, toccarono in sorte i “gobbi” della Juventus, sulla strada del trofeo prediletto dai tifosi rossoneri. L’idea di vedere i bianconeri fare caroselli in tutta Italia era l’incubo ricorrente per i tifosi del Milan. 

Sergio Ramos infrange i sogni dell’Atletico Madrid nel recupero della finale di nella finale di Lisbona, 2014: nei supplementari il Real conquista la decima coppa dei Campioni

Più cariche ancora sono state le due finali tra il Real e l’Atletico Madrid: un derby che vale il titolo di campioni d’Europa, quando si dice “tensione che si taglia con un coltello”. Oltretutto tutte e tre queste finali si sono trascinate oltre il novantesimo, andando ai supplementari, due volte si è arrivati ai rigori, al vertice della tensione.
Ma anche per le squadre non è affatto semplice. Tanto è vero che tratto comune delle finali tra squadre dello stesso paese è che si tratta di partite chiuse, spesso brutte, non di rado risolte ai rigori. Sintomo di partite più tese del solito, dove il primo comandamento è non subire gol. Non inganni il 4 a 1 del maggio 2014 rifilato dal Real ai cugini dell’Atletico, arrivato solo nei supplementari. 3 volte risolta ai rigori (2003 tra Milan e Juve, 2008 con il Manchester United vincitore sul Chelsea e 2016 tra Real e Atletico), oltre al 4 a 1 del 2014, arrivato nei supplementari per il crollo fisico ed emotivo dell’Atletico, che aveva difeso con le unghie e con i denti il risicato vantaggio di uno a zero, ottenuto al 36’ con un gol di Diego Godin per un’ora di gioco, venendo agguantati solo nel finale, da un colpo di testa di Sergio Ramos. L’aver accarezzato la coppa così a lungo, unito al forfait di Diego Costa, trascinatore della squadra, dopo una manciata di minuti, restando così con soli due cambi a disposizione.

Estremamente tese, equilibrate, con poche emozioni anche la finale 2013, tutta tedesca, tra Bayern e Borussia Dortmund (2 a 1 per i bavaresi), e quella 2019, tra Liverpool e Tottenham, con i Reds a uscire vincitori per 2 a 0.

Il discorso fatto fin qui riguarda le Finali di Champions, giocate in gara secca. Anche la coppa Uefa ha riservato molte finali tra squadre dello stesso paese, sia nella versione con finale giocata con doppio confronto, andata e ritorno, sia quella con finale secca.

Se oggi è considerata una coppa secondaria rispetto alla Champions, vuoi perché garantisce meno introiti, vuoi perché chi ci qualifica la considera spesso un ripiego, o perché si è piazzata lontano in campionato o perché si è piazzata terza nel girone della Champions, fino all’ampliamento del numero delle squadre ammesse alla Champions, partecipavano alla coppa Uefa le seconde e terze forze dei maggiori campionati europei. La difficoltà e il tasso tecnico delle partecipanti era molto più elevato.

Il Tottenham festeggia la prima Coppa UEFA, vinta con finale tutta inglese

Ed è già nella prima edizione della coppa Uefa, stagione 71-72 che assistiamo a uno scontro fratricida in finale. Sono i londinesi del Tottenham di Bill Nichols, bandiera di White Hart Lane (sia da giocatore che da allenatore solo il Tottenham nella sua carriera, dal 1938 al 1974, con soli tre anni di pausa, tra la carriera di calciatore e allenatore) e i gialloneri del Wolverhampton, squadra dal fulgido passato, a sfidarsi nell’atto finale. Andata al Molineux, in casa dei gialloneri. È un viaggio nella memory lane del recente passato del calcio inglese. Ad arbitrare Tofik Bachramov, l’arbitro della finale mondiale di Wembley del 1966, e del gol fantasma di Geoff Hurst del West Ham. Si impongono i bianchi di Tottenham, che in campo hanno l’altro marcatore di Wembley, Martin Peters, passato a White Hart Lane. Due a uno, risultato poi difeso con un pari (1-1) nel ritorno di Londra. Un doppio confronto tipicamente inglese, caratterizzato da palle lunghe e lotta a centro campo.

È stato poi il periodo degli scontri tra italiane, negli anni ’90. Ben 4 in nove anni, tra il 1989 e il 1998. Due volte protagonista la Juve, una volta contro la Fiorentina (vittoria, con un complessivo 3 a 1 nel doppio confronto) e Parma, vincitore con un 2 a 1 complessivo, 1 a 0 al Tardini e 1 a 1 nel ritorno, sul neutro di San Siro. Due volte l’Inter. Prima, nel ’91, regola la Roma con un 2 a 1 complessivo (2 a 0 per i neroazzurri a San Siro, che si difendono concedendo l’1 a 0 ai giallorossi nel ritorno dell’Olimpico), poi, nel ’97, regola 3 a 0 la Lazio nella prima finale secca, giocata al Parco dei Principi di Parigi, grazie a uno strepitoso Ronaldo.

Come in Champions League, gli anni post 2010 sono stati caratterizzati dalle squadre spagnole e inglesi, con un confronto a testa. Prima, nel 2012, i baschi del Athletic Bilbao sono stati sconfitti 3 a 0 dai madrileni dell’Atletico, veri abitué delle finali tutte spagnole, poi, nel 2019, il Chelsea ha inflitto un sonoro 4 a 1 all’Arsenal, nel derby londinese giocato a Baku.

Quest’anno ancora assisteremo a una finale, di Champions, tutta di una nazione. Sarà inglese, con il Chelsea alla terza finale europea tutta inglese. Oltre a quella contro l’Arsenal in Europa League, alla sua prima, con la sconfitta patita per mano del Manchester United di Cristiano Ronaldo e Sir Alex Ferguson. E sarà ancora una squadra di Manchester a opporsi al Chelsea: sarà il City degli sceicchi a provare a vincere la sua prima Champions League, alla sua prima finale.

Quale sarà il risultato? Riuscirà il City a regalare la prima Champions agli sceicchi o, come lo scorso anno, dovranno masticare amaro come capitato ai “cugini” del PSG?

Tra poco inizierà il confronto. Tra poco lo scopriremo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Accetto la Privacy Policy