MARCO PANTANI, A.D. 1998

Il 1998 è, ciclisticamente parlando, l’anno che ha consegnato Marco Pantani alla leggenda del ciclismo.

È l’anno della memorabile doppietta Giro d’Italia-Tour de France, ultimo a compiere l’impresa nella stessa stagione.

Pantani alla sua seconda vittoria al Giro ’94: braccia alzate da Aprica

Il Pirata si era presentato al grande pubblico proprio sulle strade del Giro d’Italia nel 1994, al suo secondo anno da professionista. Due vittorie di tappa, secondo posto in classifica, seguito poche settimane dopo dal terzo posto in classifica generale al tour.

Da quel momento, per ammissione dello stesso Pantani, la maglia rosa era diventata quasi un’ossessione, visto che anche i suoi tifosi la davano per scontata: tutti, addetti ai lavori compresi, erano quasi certi che prima o poi sarebbe stata sulle sue spalle.

Dopo il 1994 erano però cominciate le sfortune. Un primo incidente nel 1995 gli impedì di presentarsi alla partenza del Giro. Non gli impedì però di partecipare al Tour: due vittorie, ma solo tredicesimo in classifica generale. Poche settimane dopo si piazzò al terzo posto al mondiale colombiano di Duitama, battuto dai due spagnoli Olano e Indurain.

Dopodiché un altro incidente ne mise a rischio vita e carriera, facendogli perdere l’intera stagione 1996. Ritornò alle corse nel 1997, ma al Giro una nuova sfortuna gli impedì di tentare l’assalto alla maglia rosa. Un gatto nero gli attraversò la strada, cadde e dovette ritirarsi. Risorse nuovamente al Tour, con due vittorie e il terzo posto in classifica generale.

PRIMA IL GIRO D’ITALIA

Pantani e Guerini all’attacco: la loro impresa ribalterà il Giro ’98

Il 1998 è l’anno buono. Il percorso del giro gli si adatta, con numerose salite. Preoccupano solo gli 81 chilometri a cronometro, troppi per il Pirata.

Che però corre all’attacco fin dai primi giorni. Le pendenze però non sono le sue, così la testa della classifica la prende lo svizzero del team Festina Alex Zülle. Poco male, il distacco è inferiore al minuto, e al primo vero arrivo in salita, il Pirata stacca tutti e rifila 13 secondi agli immediati inseguitori. Si presenta alla quindicesima tappa, cronometro nei dintorni di Trieste di 40 chilometri. Lo svizzero in maglia rosa è favorito: è un ex campione mondiale a cronometro. Rifila più di tre minuti al Pirata, andando a recuperarlo e staccandolo a pochi chilometri dall’arrivo. Il Giro sembra finito. Ma non è così: manca il verdetto delle Dolomiti.

La crono di Mendrisio: l’opera è compiuta. Il Giro ’98 è del Pirata!

E Marco non attende altro che la diciassettesima tappa, 4 Gran Premi della Montagna: Passo Duran, Forcella Staulanza, passo Fedaia, con la Marmolada, salita durissima, un rettilineo infinito con più del 10% di pendenza media. Ultima salita il Passo Sella, cima Coppi del Giro. Sulla Marmolada, a oltre 40 chilometri dall’arrivo, il russo Tonkov, secondo in classifica, vincitore nel ’96 e secondo nel ’97, accende la miccia. Zülle non risponde, Pantani e Guerini, portacolori del Team Polti, sì. Contrattaccano assieme, staccano Tonkov e volano verso Selva di Val Gardena, sede di arrivo. Tappa a Guerini, maglia Rosa a Pantani. Tonkov è tra i primi uomini di classifica all’arrivo a due minuti e dodici secondi.

Nella tappa del giorno dopo, verso l’Alpe di Pampeago, lo svizzero è il primo ad attaccare, per cercare di riprendersi la maglia Rosa. Tonkov e Pantani rispondono, e lo svizzero perde altro terreno. Sull’arrivo Tonkov batte in volata Pantani: ora il vantaggio del Pirata è solo di 27 secondi, con una crono a Mendrisio, alla penultima tappa, che fa paura, tanta.

Il russo pare favorito, ancor di più il giorno dopo, quando i due si danno battaglia nell’ascesa verso Plan di Montecampione. Fino a tre chilometri dall’arrivo, quando, per il russo cala il buio: l’ennesimo attacco del Pirata gli è fatale. Si stacca e perde cinquantasette secondi, più quattro di abbuono. I due si presentano al via di Mendrisio separati da un minuto e ventotto secondi.

Il Pirata completa l’opera: una cavalcata di 34 chilometri, dove Pantani guadagna ancora 5 secondi, piazzandosi terzo nella classifica di tappa. La festa è il giorno successivo, a Milano. Sotto un’acqua torrenziale, Marco Pantani vince il Giro d’Italia, finalmente. Un trionfo completato anche dalla vittoria della classifica dedicata agli scalatori.

DOPO IL GIRO… IL TOUR

Dopo le fatiche del Giro, Pantani corre poco. Tra feste, premiazioni ed eventi, ha giusto il tempo di allenarsi.

Per questo quando si presenta a Dublino, al via del Tour, fra i dubbi degli addetti ai lavori. Avrà la condizione per fare classifica? O è al Tour a caccia di tappe?

Il favorito è sicuramente il campione in carica, Jan Ullrich, il giovane Kaiser del ciclismo tedesco: dalla sua ha anche i 115 chilometri a cronometro. Due crono lunghe, interminabili. Una di 58 chilometri, alla settima tappa. Una di cinquantadue, alla penultima.

Ma su questo tour si abbatte anche un altro problema. Molto grosso: il più grosso scandalo doping della storia del ciclismo. Pochi giorni prima del via della corsa, l’ammiraglia della Festina, la squadra di Zülle e di uno dei favoriti, il francese Virenque, viene fermata al confine tra Belgio e Francia, colma di prodotti proibiti: circa 400 dosi di anabolizzanti, vaccini contro l’epatite e prodotti coprenti. Sul giro di Francia si abbattono polemiche. La polizia francese comincia le indagini che porteranno, dopo la sesta tappa, all’allontanamento della Festina.

Il giorno successivo, la crono si svolge secondo copione. Il Kaiser domina. Marco Pantani è a quasi 6 minuti. Ma è sereno. Comincia la sua rimonta sui Pirenei, dove recupera circa due minuti, mettendo a segno un secondo posto a Luchon e la vittoria a Plateau de Beille.

Il Pirata vince a Le Deux Alpes: dopo la maglia Rosa… La maglia Gialla!

Il punto di svolta sulle Alpi. Nella tappa regina, con arrivo a Le Deux Alpes, dove c’è da scalare il famigerato Galibier, la montagna dei grandi. Una giornata da tregenda. Pioggia e freddo. Due delle cose che il Kaiser Jan Ullrich, in giallo, soffre più di ogni altra cosa. Assieme alle accelerazioni, ai cambi di repentini di velocità in salita: la specialità del Pirata. Che, durante l’ascesa verso il Galibier, il 27 luglio 1998, è pimpante: non vede l’ora che qualcuno attacchi. Così, a quattromilacinquecento metri dalla vetta, quando il francese Luc Leblanc, ex campione del mondo, attacca, il Pirata lo segue, lo salta e si invola verso la vittoria. Stacca tutti. 

La tappa di Ullrich invece è un vero calvario. Va in crisi di fame e freddo. E rimane solo, a lungo. Così i minuti di ritardo si accumulano. All’arrivo il tedesco è una maschera di sofferenza: la mattina aveva poco più di tre minuti di vantaggio su Pantani. Ne perde 9. Quella sera si trova quarto a 5 minuti e 56 secondi.

Il giorno dopo attacca il tedesco. Ma Pantani lo bracca, non lo molla. I due guadagnano sul secondo in classifica, l’americano Bobby Julich, anche lui forte a cronometro. Sul traguardo di Albertville, il Pirata concede l’onore delle armi al tedesco, che vince la sua seconda tappa, restando però a 5 minuti e 56 secondi. Ora è sul podio, terzo, con il secondo posto di Julich a soli tredici secondi.

La protesta dei corridori che mise a serio rischio il Tour del Pirata

Finita? Nemmeno per idea. Il giorno dopo ci sono altre montagne. Ma la tappa non ha luogo. Dopo che per tutto il Tour i corridori erano stati braccati da polizia e giornalisti, alla ricerca di nuovi scandali doping, arriva quella che per i corridori è la goccia che fa traboccare il vaso: l’ennesima notte di perquisizioni e allontanamento di altri corridori e squadre, porta i corridori a protestare, scioperare e, infine, a staccarsi il numero dalle maglie. Ciò significherebbe ritiro di tutti i corridori. La situazione viene sbrogliata annullando semplicemente la tappa. 

Il Tour, tormentato, arriva al suo epilogo: nella crono, Ullrich domina nuovamente e si guadagna il secondo posto ai danni di Julich. Tre vittorie per il tedesco, con Marco pantani, in giallo, terzo nella crono, che cede soltanto due minuti e trentacinque. 

Il giorno dopo a Parigi, la festa. Non prima di qualche patema: durante il circuito sui Campi Elisi, il Pirata fora. La squadra, con tutti i capelli tinti di giallo (il Pirata si è tinto il pizzetto), si ferma e scorta il capitano fino all’arrivo. Alla conclusione di quella magica estate del ciclismo tricolore, grazie a un campione di coraggio e determinazione. Che ha saputo risollevarsi dalla sfortuna, ma è stato ucciso da chi voleva impedire che continuasse il suo volo. Ma questa è un’altra storia. 

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