Il 22 giugno 1986 si gioca allo stadio Azteca di Città del Messico il terzo quarto di finale del Mondiale di calcio. Di fronte Argentina e Inghilterra.

È una partita tesa. Per quello la posta in palio, la qualificazione alla semifinale. Per le difficoltà che hanno avuto lì le due squadre. L’Argentina non è particolarmente amata in patria: è una squadra che non rispecchia la tradizione rioplatense. Sono rudi e il tasso tecnico è basso per gli standard albicelesti, per volontà del commissario tecnico, Carlos Bilardo. Ex giocatore, 3 volte vincitore della Libertadores con l’Estudiantes de La Plata, è un allenatore prudente.Vuole una squadra equilibrata, per questo dopo gli ottavi di finale toglierà una punta, avanzando El Pibe, lasciandogli totale libertà di svariare. Oltre a Diego Armando Maradona, poco talento puramente tecnico: ci sono solo Jorge Valdano, attaccante del Real Madrid, e il giovane talento di Claudio Borghi, presunto erede di Maradona che farà innamorare Silvio Berlusconi, che lo vorrà per il suo Milan. Sarà una meteora in Italia, passando un anno tra Milan e Como. Il 3-5-2 argentino risponde al precetto “primo non prenderle”, che agli argentini proprio non va giù. Gli inglesi invece hanno sofferto per passare il girone, chiudendo secondi dietro il Marocco: solo una tripletta di Gary Lineker contro la Polonia ha consentito loro di qualificarsi. Le due squadre si affrontano dopo aver eliminato rispettivamente l’Uruguay (1 a 0, gol di Pasculi, all’epoca attaccante del Lecce) e il Paraguay (3 a 0, doppietta del solito Lineker e gol di Beardsley). Le due nazioni però si erano affrontate solo 4 anni prima, su ben altro campo.

Quello bellico. Sì, perché la Junta Militar che è alla guida dell’Argentina, in un ultimo tentativo di mantenere il potere ha cercato di fare leva sul patriottismo argentino, invadendo le Isole Falkland (dette Malvinas dagli argentini), due scogli nell’oceano Atlantico, al largo del Sud America, di proprietà di Sua Maestà Britannica, vestigia del vecchio impero coloniale. Ma il governo britannico, guidato dalla Lady di Ferro, Margaret, detta Maggy, Tatcher decide comunque di andare a combattere per riprendere il maltolto, anche se le Falkland sono abitate più da pinguini che da persone. Moriranno circa 600 argentini: quei cadaveri, una volta “arrivati a riva”, causeranno la definitiva caduta della Junta.

È in questo quadro che le due squadre si affrontano, nel teatro perfetto dell’Azteca, la cui luce particolare sembra rendere tutto più brillante.

Complice la mentalità inglese da un lato, quella britannica dall’altro e il gran caldo (si gioca alle ore 12.00 antimeridiane messicane), la partita è molto chiusa fino al cinquantunesimo minuto Diego Maradona realizza un gol malandrino, di mano. Se ne accorge praticamente solo Peter Shilton, il portiere britannico. Definirla la “mano de Dios” porterà a Diego non poche critiche. Ma el Pibe è così, istintivo. Si farà perdonare. Con il suo talento comporrà un tango, la sola musica che può accompagnare il gol del secolo, quello che Diego segna al cinquantacinquesimo, chiudendo in pratica la partita. A mettere le parole sulla melodia di Diego, sul tango futbalistico, che pare scritto per il bandoneon (la fisarmonica) di Astor Piazzolla e che il Pibe de Oro sta componendo, c’è un uruguagio. C’è sempre un uruguagio in una storia di calcio sudamericano. Il suo nome è Victor Hugo Morales. Sarà lui a incorniciare con una telecronaca splendida e commovente il gol del secolo, utilizzando una delle lingue più musicali che esistano, quella di Cervantes, lo spagnolo.

BARRILETE COSMICO

la va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona

la tocca per Diego, ecco, ce l’ha Maradona. Lo marcano in due, tocca la palla Maradona, 

Diego riceve la palla dentro la sua metà campo. Il passaggio di inizio dell’azione, l’assist per il gol del secolo arriva da Enrique, centrocampista argentino: un passaggio di quanto? Massimo dieci metri. A 70 metri dalla porta

Gli inglesi lo raddoppiano, è l’unica minaccia che può venire dagli argentini. Prima lo fermano meglio è. Ma non c’è nulla da fare: come un torero, con una veronica, Diego li lascia sul posto. E va.

Da ora è solo DIEGO.

arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tercero y va a tocar para Burruchaga… 

avanza sulla destra il genio del calcio mondiale, e lascia lì il terzo e va a toccarla per Burruchaga… 

El Pibe si allarga sulla destra, salta il terzo inglese. Avrebbe potuto giocarla, al centro, a Burruchaga, il centrocampista che segnerà il gol partita in finale contro i tedeschi. Invece no, Diego vola verso la porta. E Morales inizia a far passare la parola che potrebbe essere il sottotitolo di questo tango: genio. Lo definisce genio del calcio mondiale, e non ha tutti i torti.

¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio!

sempre Maradona.. genio, genio, genio..

Sempre Maradona. Sì, perché Diego ha deciso di caricarsi non solo la sua squadra, ma il suo paese sulle spalle. Per cancellare le difficoltà sue e della sua Argentina, economiche e non, per far gioire un paese intero. E Morales lo ricorda, ripetendo tre volte genio. Solo un genio, in pieno possesso del suo smisurato talento, poteva immaginare un’azione simile. E dal mondo delle idee, citando Platone, portarlo nella realtà, rendendolo in maniera eccezionale. Lo stesso talento che ha finito per schiacciare lo stesso Maradona, come ci ricorda Eduardo Galeano, una delle più fini penne del Sudamerica, uruguagio amante del bel calcio, che lo avrebbe condotto sulla strada della droga, quella che ha danneggiato il suo corpo irrimediabilmente, portandolo alla morte del novembre scorso. Ma anche sotto il peso del dolore fisico, per le botte subite in campo: con l’andare della carriera, per dormire, necessitava di pastiglie. Droga e cortisone, per sopportare il rendimento degno di quel talento.

ta-ta-ta-ta-ta-ta… Goooooool… Gooooool… ¡

ta-ta-ta-ta-ta-ta… goooooooooool…

Ma intanto Diego va. Morales ci fa udire il ritmo del suo tocco, del suo incedere. Quel “ta-ta-ta-ta-ta-ta” è letteralmente il suono dei continui tocchi di sinistro, con cui accarezza la palla, la vieja per gli argentini. È centrato, a livello fisico, in maniera sorprendente. Nonostante non sia un gigante, è solo un metro e sessanta, è difficile anche solo prenderlo, figuriamoci fermarlo, magari con un fallo tattico. E anche volendo è pressoché impossibile, arriva sempre prima lui. È rapido, un po’ come Mike Tyson, che era molto più piccolo degli altri pesi massimi, e arriva prima. Non puoi fermarlo. Non puoi spostarlo.

Diego salta il 4 difensore, il portiere e deposita la palla in rete con un tocco delicato, sempre di sinistro. Gol. Il gol del secolo.

¡Quiero llorar! ¡Dios Santo, viva el fútbol! ¡Golaaaaaaazooooooo! ¡Diegooooooool! ¡Maradona! Es para llorar, perdónenme …

voglio piangere.. Dio Santo, viva il calcio.. golaaaaaazooo.. Diegooooooool.. Maradona.. c’è da piangere, scusatemi.. 

Vuole piangere Victor Hugo Morales. Probabilmente non è l’unico invaso da un’emozione è indescrivibile. Lo sforzo di cantare sulle note del più grande fantasista della storia del calcio al suo meglio è titanico. E reggere quell’emozione, splendida e sorprendente, la stessa che può suscitare un’opera d’arte, è difficile. Non è l’urlo animalesco tipico di un qualsiasi gol della domenica, come Diego non è un giocatore qualsiasi. È il Diez, il dieci e non è un caso se lui e Pelè hanno creato il fascino e la leggenda di quel numero di maglia. Così, Morales, decide di ringraziare il calcio, per dare un palcoscenico su cui talenti come Maradona possono esibirsi.

Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de todos los tiempos… barrilete cósmico… ¿de qué planeta viniste? ¡Para dejar en el camino a tanto inglés! ¡Para que el país sea un puño apretado, gritando por Argentina!… 

Maradona in una corsa memorabile, la giocata migliore di tutti i tempi.. aquilone cosmico.. Da che pianeta sei venuto ?, per lasciare lungo la strada così tanti inglesi ? Perché il Paese sia un pugno chiuso che esulta per l’Argentina..

È stata una corsa memorabile, ha ragione Morales. 5 uomini saltati, una carezza al pallone per depositare in porta il due a zero. Il gol di tutti i tempi. E Morales, sfruttando la poesia dello spagnolo si chiede da quale pianeta venga questo aquilone cosmico (che sarebbe el Pibe de Oro, Diego Maradona), che si è abbandonato alle correnti della sua fantasia per lasciare per strada 5 inglesi, senza che questi potessero farci nulla. Al punto che Beardsley, attaccante inglese, ebbe a dire: “Se Maradona fosse nato a Toronto, il Canada sarebbe campione del Mondo”. Si, perché come l’aquilone cosmico, mai nunca.

Intanto, mentre la regia manda innumerevoli replay del gol del secolo, el Diez corre con un pugno chiuso levato al cielo, un pugno per il suo popolo.

Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2 – Inglaterra 0

Grazie, Dio, per il calcio, per Maradona, per queste lacrime, per questo Argentina 2, Inghilterra 0.

Mentre le squadre si sistemano a centrocampo per riprendere il gioco, Morales respira. E ringrazia l’unica entità che si può ringraziare in questi casi: Dio. Perché ha creato il calcio, facendolo giocare a Maradona, che ha dotato di quel talento sconfinato. Grazie al fútbol, a Maradona e a quelli come lui, possiamo avere questi momenti, di estasi e gioia, paragonabili a quelli davanti a delle opere d’arte. Perché anche lo sport può essere arte.

E Morales, che ha scritto uno dei momenti più importanti della storia della comunicazione sportiva, lo sa perfettamente!

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